Quando arriva un bambino, i riflettori sono sempre puntati sulla mamma. Per questioni biologiche, è lei che porta il bambino nel suo grembo e lo da alla luce. E i papà? A livello emotivo, anche lui è coinvolto, più di quanto si possa pensare. Anche lui è “in attesa”, studi dimostrano che può provare le sensazioni fisiche di una gravidanza, come per esempio la nausea o l’aumento di peso. Anche lui è nel carosello delle emozioni, prova insicurezza, è disorientato e ha mille dubbi e domande. Ma questo non viene preso in considerazione dalla società. Il padre è colui che sostiene la famiglia economicamente, la protegge e la nutre con la sua presenza. Ma durante questo periodo spesso è uno spettatore silenzioso, eppure oggi giorni tanti papà vogliono essere protagonisti ed entrare in scena per percorrere la strada della genitorialità. Anche se non gli viene chiesto come si sente nel partecipare alle visite, nel vedere il cuoricino battere sullo schermo durante l’ecografia, se se la sente di entrare in sala parto. Ci si aspetta che lui ci sia, lo si dà per scontato.
Non è da tantissimi anni che i papà assistono alla nascita dei loro figli. Nei tempi antichi, gli uomini si mettevano fuori dalla tana a proteggere la loro donna che all’interno dava alla luce il loro bambino. Lui intanto era occupato a tenere lontano gli animali selvatici che tentavano di avvicinarsi. Più tardi, quando ormai il mondo si era civilizzato, il parto era tuttora nelle mani delle donne che accudivano la partoriente tra le mura di casa. Quando il parto fu trasferito negli ospedali, i padri attendevano con ansia la nascita dei loro figli nelle grandi e impersonali sale d’attesa o nei lunghi corridoi. Poi, qualche decennio fa, le porte della sala parto si sono aperte per loro. Ora il papà ha via libera, e ci si aspetta da lui che respiri con la sua donna e vocalizzi con lei – senza aver capito veramente come avviene la nascita di un essere umano. Il vento si è girato – ora gli uomini sono quasi costretti ad entrare in sala parto.
I papà in sala parto possono essere di grande aiuto e sostegno – se se la sentono. Altrimenti potrebbero rimanere traumatizzati a vedere la loro compagna in preda ai dolori senza poter fare nulla. Ma anche in questa situazione la nostra società non ammette che i papà possono sentirsi “inadeguati” ad entrare in sala parto, ci si aspetta che “faccia l’uomo” e non mostri debolezza. Invece sarebbe auspicabile dare loro la possibilità di scegliere se assistere, di parlarne apertamente con la compagna e di far maturare la decisione, qualsiasi essa sia. Affinché nessuno dei due si senta a disagio. Perché davvero, questa esperienza non è da tutti, ma questo, ahimé, ancora non si può dire ad alta voce.
Nel dopo parto, anche i papà hanno bisogno di ritrovare il proprio posto, di far “assestare” questa nuova famiglia, come avviene sempre quando si aggiunge un membro. Il suo ruolo a questo punto è più chiaro: Lui si occupa generalmente delle cose burocratiche e pratiche, mentre lei accudisce il loro bambino. E’ però fondamentale che lui sia accanto a mamma e bambino le prime settimane dopo il parto, per instaurare da subito una salda relazione con suo figlio. Il papà fa da tramite tra il “dentro” e il “fuori”, mentre la mamma si dedica a costruire il nido, lui costruisce un ponte tra casa e mondo. E, giorno dopo giorno, anche lui si ritrova nel ruolo di padre, sempre un pochino di più.
La doula affiancare mamma e papà in questa trasformazione in cui la coppia diventa genitori. Può preparare loro individualmente al grande evento, in modo pratico ed emotivo. Può entrare in sala parto se il papà non dovesse sentirsela. Nel dopo parto, la doula è “quella mano in più” che in determinate situazioni può davvero fare la differenza. Anche se fosse solo per riallacciare il rapporto di coppia. La doula dà voce al papà, lo sprona ad esprimersi, a dire come sta e cosa prova. Non si sostituisce mai a lui (e a nessun altro), bensì lo rafforza e lo sostiene.
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